Questo è un mondo in cui la materia è tutto.
Contiamo ciò che si vede, ciò che si pesa, ciò che si vende.
Il valore viene attribuito al possesso, alla performance, alla forma.
Eppure, mai come oggi, l’uomo ha sete di spiritualità.
Non quella impacchettata in religioni preconfezionate.
Non quella da supermercato esoterico, fatta di frasi motivazionali su sfondo tramonto.
Parlo di una sete antica. Radicata. Primordiale.
Il bisogno di sentire che c’è qualcosa oltre.
Oltre il corpo, oltre il denaro, oltre la velocità.
La verità è che identifichiamo lo spirito con la materia.
Lo facciamo ogni giorno.
Compriamo oggetti sperando ci facciano sentire interi.
Accumuli, eppure ti senti vuoto.
Raggiungi obiettivi, ma il senso ti scivola tra le dita.
Cerchi conferme, like, visibilità… ma ti senti invisibile dentro.
È come cercare il profumo afferrando il fiore.
Ti rimane in mano solo lo stelo.
Ci hanno insegnato che la spiritualità è disconnessa dalla vita reale.
Che è “altro”. Che è per pochi. Che è un lusso o una fuga.
Ma non è vero.
La spiritualità vera è concreta.
Non è identificazione con la materia ne fuga dalla materia: è presenza dentro la materia.
È guardare un corpo, un gesto, una giornata qualunque…
e sentire che dentro pulsa qualcosa di più grande.
Il problema è che il sistema attuale ha fatto di tutto per separarci.
Materia e spirito? Incompatibili, dicono.
Ma così facendo ci hanno resi metà esseri umani.
Hai un’anima, ma non la ascolti.
Hai un corpo, ma lo usi come macchina.
Hai emozioni, ma le zittisci.
Hai intuizioni, ma le chiami “stranezze”.
La verità è che siamo ponti viventi.
Essere umani significa abitare il confine tra visibile e invisibile.
Tra tangibile e intuitivo. Tra istinto e coscienza.
E quel ponte lo abbiamo lasciato crollare.
Viviamo schiacciati su un solo lato.
La materia ci domina, e la spiritualità ci spaventa.
Perché la materia è controllabile. Misurabile. Vendibile.
La spiritualità, invece… no.
È libera.
È ingovernabile.
È la sola cosa che non puoi piegare alle regole del mercato.
Ed è per questo che ce l’hanno fatta dimenticare.
Non perché non esista.
Ma perché se la riscopri, non sei più governabile.
Un essere umano connesso al suo spirito non è più solo un consumatore.
Non è più un numero, un codice fiscale, un ingranaggio.
È presenza. È forza. È verità.
E allora forse la domanda non è:
“Esiste qualcosa oltre la materia?”
Ma piuttosto:
“Perché abbiamo smesso di cercarlo dentro la materia stessa?”
La risposta, forse, è che non ci serve rinunciare alla materia per essere spirituali.
Ci serve solo ricordare chi siamo, mentre la viviamo.
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