Conservatori, Progressisti e le Piramidi in Guerra

1. Conservatori e Progressisti: chi sono davvero?

In teoria, la differenza è semplice: i conservatori vogliono mantenere l’ordine esistente, i valori tradizionali, l’identità nazionale, la religione, il libero mercato; i progressisti vogliono cambiare le strutture, promuovere inclusività, diritti civili, uguaglianza, sostenibilità. In pratica, però, questa è solo la scorza. Il nocciolo è un po’ più tossico.

Il progressista è il tipo che ti dice che puoi essere ciò che vuoi, anche una gazzella non binaria, basta che tu stia zitto, ti faccia iniettare l’ultima terapia genica sperimentale e usi il pronome giusto quando ti rivolgi a Siri. Il conservatore, invece, ti vuole vedere sudare, lavorare, servire la patria e la famiglia, a patto che tu non gli tocchi il portafoglio e non metta in discussione il suo diritto di dominarti dal suo attico a Manhattan.

Entrambi dicono di volerti bene, come quei genitori in un divorzio tossico che litigano davanti al giudice per chi ti debba traumatizzare di più.

2. Quando regnano i conservatori, il caos è servito dai progressisti

Qui iniziamo a entrare nel vivo. C’è una strana ricorrenza nei momenti di panico globale: pandemie, guerre, emergenze sociali… sembrano fiorire quando a capo degli USA c’è un repubblicano, oppure quando uno di loro si avvicina alla Casa Bianca.

Il caso più eclatante: l’11 settembre 2001. Alla Casa Bianca c’è George W. Bush, il prototipo del conservatore texano col sorriso da cheerleader. Quella tragedia, indipendentemente da chi l’abbia orchestrata, ha giustificato due guerre, la limitazione delle libertà civili, la sorveglianza di massa (Patriot Act) e una paranoia globale. Il tutto gestito da “neocon” che hanno fatto del terrore un’industria.

Ma il caos vero arriva anche quando i progressisti annusano il potere e reagiscono come un gatto colpito con l’acqua fredda. Prendiamo Trump: appena eletto, si scatena un’isteria collettiva globale, dai media americani in giù. Russiagate, impeachment a ripetizione, piazze in fiamme con Black Lives Matter, censure digitali mai viste prima. Trump ha un linguaggio da bar sport, ma è evidente che certe forze “progressiste” abbiano alzato il livello di destabilizzazione ogni volta che lui faceva un rutto.

E la pandemia? 2020: c’è Trump, ma in piena campagna elettorale, si vede all’orizzonte un passaggio di consegne. Guarda caso: lockdown globale, terrore mediatico, vaccini in tempi record. Il caos perfetto per normalizzare uno “stato di eccezione permanente”. Poi arriva Biden e tutto diventa “normale”.

In Italia? Guarda caso, i sindacati si scaldano sempre quando c’è un governo di centrodestra. Durante il governo Draghi (centro tecnico-globalista), i sindacati sono spariti come i gatti al temporale. Appena arriva Meloni, scioperi annunciati ogni due settimane.

3. Due piramidi, nessun buono

Qui la riflessione si fa più ruvida. Non ci sono “buoni”. I conservatori sono imprenditori cinici, guerrafondai quando serve, schiavi del profitto. Ma almeno, in qualche modo, hanno bisogno della “massa” per arricchirsi: ti vogliono produttore, consumatore, contribuente. Ti vogliono spremere.

I progressisti? Hanno superato il bisogno della massa. Credono nella tecnocrazia, nella digitalizzazione dei corpi, nella sostituzione dell’uomo con l’algoritmo. Se il conservatore ti vuole schiavo produttivo, il progressista ti vuole sostituibile, ri-programmabile, modificabile geneticamente e alla fine disattivabile. Il primo ti sfrutta, il secondo ti spegne.

4. Il teatrino dell’emergenza: la paura come carburante

Diamo uno sguardo alle “emergenze”. Dopo l’11 settembre e le guerre, arriva la crisi del 2008 (Bush in uscita). Poi Obama, con il sorriso e i droni. Ma le vere mutazioni avvengono con il Covid e l’accelerazione digitale: controllo, app di tracciamento, pass sanitari, censura online, educazione digitale obbligatoria.

Poi c’è la guerra in Ucraina. Inizia con Biden, progressista. Ma la NATO, che finge pace, si comporta come un club di poker armato. La Von der Leyen, detta Vonderbomber, spinge per il riarmo e la militarizzazione dell’UE. Cosa c’è di più conservatore di una corsa agli armamenti? Eppure è fatto sotto un governo “progressista”. La differenza è solo nello storytelling.

5. Il caos è coreografato

Ogni grande “shock” globale è il trailer di un cambiamento strutturale.

  • 11 settembre = controllo e guerra.
  • Crisi 2008 = austerità e privatizzazione.
  • Pandemia = bio-controllo e reset digitale.
  • Guerra Ucraina = riarmo e subordinazione UE-NATO.

Ogni volta: paura, narrativa unica, obbedienza o esclusione. Chi dissente è pazzo, terrorista, novax, complottista. Tutti al loro posto. Come in un balletto di guerra.

6. La scuola, la società e il dominio del pensiero

Torniamo all’Italia. Si inaspriscono le pene per chi aggredisce i docenti (giusto), si reintroduce il 5 in condotta (forse giusto), ma si rende l’educazione affettiva-sessuale soggetta al consenso dei genitori.

E qui il paradosso: basta un solo no per togliere il tema dalla classe. Così la scuola si svuota, diventa una succursale dell’autorità familiare, non più una palestra di pensiero critico. Ma serve davvero parlarne, se poi i contenuti sono la propaganda ideologica gender-fluida sponsorizzata da multinazionali e piattaforme?

Quindi: meglio il silenzio o la propaganda? È questo il nodo. Ma ancora una volta, il problema non è la destra o la sinistra, ma il fatto che la scuola sia ormai solo un campo di battaglia culturale tra lobby contrapposte.

7. In conclusione: l’illusione della scelta

Progressisti e conservatori sono due torri gemelle in guerra, ma lo scontro è apparente. Dietro c’è una regia comune: mantenere il controllo, indirizzare le masse, sostituire il dissenso con il tifo. L’unica differenza sta nella modalità: i conservatori ti dominano con ordine e disciplina. I progressisti con caos e sorriso. In entrambi i casi, sei uno strumento. E nessuno ti salverà. Perché qui non si tratta di scegliere tra buoni e cattivi.
Si tratta di capire che stai vivendo in mezzo a una guerra tra due poteri. E tu sei il campo di battaglia.


Caro lettore, qua se non ti risuona probabilmente vivi su Marte. In attesa di segnali di fumo dal pianeta terra se vuoi lascia un commento anche e solo per aggiornarci su come butta da quelle parti. Piove?


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