1. La verità non è là fuori. È dentro di te.

Passiamo la vita a cercare risposte. È quasi istintivo: le cerchiamo nel lavoro, nelle relazioni, nella religione, nei libri, nei video, nei maestri spirituali. Come se da qualche parte là fuori esistesse una verità già pronta, confezionata per noi, che aspetta solo di essere scoperta. Ma più passano gli anni, più ci si accorge che tutte queste strade, per quanto affascinanti, portano solo a una soglia: quella che dà accesso a noi stessi.

Krishnamurti diceva: “La verità è una terra senza sentieri.” Non si arriva alla verità seguendo le orme di qualcun altro. Perché la verità, se è autentica, non può essere un’eredità o una dottrina. Non è qualcosa che si riceve da fuori, ma qualcosa che si riconosce dentro. Non ha la voce dei grandi saggi, ma ha il timbro sottile delle nostre intuizioni più profonde, di quella sensazione che non si può spiegare ma che ti fa dire: “Ecco. Questo è vero. Per me.”

Il paradosso è che, pur essendo lì da sempre, la verità interiore è la cosa che più tendiamo a evitare. Perché cercare fuori è più comodo. È più rassicurante seguire un guru, un sistema, una formula. Non devi assumerti la responsabilità. Non devi affrontare il silenzio, la confusione, la paura del vuoto. Cercare dentro, invece, è spogliarsi. È restare nudi di fronte a sé stessi. E questo spaventa.

“La verità non è una convinzione. È un’esperienza,” diceva Osho. Ed è proprio così. La verità non è un pensiero, non è un concetto da discutere o da convincere. È un sentire. È quando qualcosa dentro di te si allinea, come se una serratura invisibile scattasse al posto giusto. Non puoi spiegarla davvero a nessuno. Ma da quel momento sai.

Ed è qui che arriva il punto forse più importante: non esiste una sola verità. Ce ne sono tante quante sono le anime. La mia verità non è uguale alla tua. E va bene così. Non esiste un modello universale. Ognuno deve farsi la sua strada, inciampare nei suoi errori, imparare dai propri dolori. “Ogni uomo deve trovare la propria via, e nessuno può farlo per lui,” diceva Gurdjieff. È una condanna e una liberazione allo stesso tempo.

Eppure, invece di rispettare questo, passiamo il tempo a imporre le nostre verità agli altri. Come se ci rassicurasse vedere qualcuno fare le stesse scelte, vivere gli stessi valori, credere nelle stesse cose. Forse è perché, in fondo, non ci fidiamo ancora del nostro sentiero. Abbiamo bisogno di conferme. Ma la verità non cerca conferme. La verità basta a sé stessa.

Il punto è che continuiamo a guardare fuori, mentre tutto ciò che cerchiamo è dentro. Dentro, non nel senso mistico da cartolina, ma nel senso più radicale: dentro i nostri conflitti, le nostre ferite, le domande a cui non vogliamo rispondere. Dentro le parti scomode, quelle che spesso ci vergogniamo a mostrare. È lì che si nasconde il seme della verità. Lao Tzu lo sapeva bene quando scriveva: “Quando ti sveglierai, scoprirai che tutto era già dentro di te.”

Forse è proprio questa la sola verità condivisa da tutti: che ogni verità è personale. Che non c’è nessuno da seguire, nessuna cima da raggiungere, nessun maestro da imitare. C’è solo da aprire gli occhi e smettere di cercare nel posto sbagliato.

E quando smetti di cercare nel posto sbagliato, curiosamente, è proprio lì che inizi a trovare.


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