Come i giochi di ieri ci facevano pensare e quelli di oggi ci spengono il cervello


Non parlo solo di videogiochi, ma anche di quei giochi in scatola e di società che fino agli anni 80 e 90 erano parte integrante della nostra infanzia e della nostra cultura. Giochi che spingevano a ragionare, a inventare strategie, a confrontarsi con regole chiare ma stimolanti. Giochi che ti obbligavano a pensare, a decidere, a immaginare soluzioni, spesso con risorse limitate o condizioni sfavorevoli.

Oggi? Quasi spariti. I giochi in scatola sono diventati o un ricordo nostalgico per pochi o delle macchiette ridicole, e i videogiochi hanno preso una strada completamente diversa: iperrealistici, pieni di opzioni preconfezionate, costruiti più per stimolare riflessi e reazioni meccaniche che per far ragionare davvero.

Le scelte? Apparentemente infinite, ma sempre dentro le rigide maglie create dagli sviluppatori. Ti illudono di poter decidere, ma in realtà la macchina dietro il gioco ha già deciso per te. Ti fanno sentire libero, ma sei solo un ingranaggio che risponde a stimoli preconfezionati.

E questo è esattamente come funziona il mondo reale: a scuola, al lavoro, nella vita di tutti i giorni, vogliono persone che siano abili esecutori, non pensatori. Persone capaci di obbedire, seguire procedure, reagire velocemente, ma incapaci di fare scelte consapevoli. Ti fanno scegliere tra una miriade di opzioni, tutte scelte per te, così da guidarti senza che tu te ne accorga.

Quando ti ritrovi davanti a giochi come “Paroliamo” o “Il Dottor Simon”, che ti spingono a ragionare davvero, ti rendi conto di quanto sia peggiorato il mondo in cui viviamo. Non è nostalgia, è una realtà fredda: la nostra società sta formando individui sempre più privi di autonomia mentale, sempre più dipendenti da sistemi che li manipolano.

La peggiore manipolazione è che passa attraverso il modo in cui ci divertiamo. Ci hanno tolto il pensiero e ci hanno venduto un intrattenimento vuoto, fatto di reazioni meccaniche e illusioni di libertà.

Il risultato? Un mondo in cui pensare è un lusso e l’ignoranza una condizione necessaria per sopravvivere. Questo è il vero gioco a cui stiamo partecipando.

Vi lancio una sfida:
provate a giocare a uno o entrambi i giochi che ho messo alla fine di questo articolo. Fatelo con impegno, con attenzione. Sono giochi che richiedono riflessione, immaginazione, e anche un po’ di strategia.

Poi, provate a giocare con uno qualsiasi di quei giochi idioti sullo smartphone, quelli pieni di distrazioni, livelli da completare in modo automatico, senza dover davvero pensare.

E adesso rispondete onestamente: quale di questi due tipi di gioco vi ha lasciato qualcosa di più? Quale vi ha arricchito davvero?

Non è solo un confronto tra passatempo: è uno specchio di come funziona la nostra mente oggi, e di cosa vogliamo per il nostro futuro.


Categories:

Tags:


Comments

Una risposta a “Come i giochi di ieri ci facevano pensare e quelli di oggi ci spengono il cervello”

  1. Avatar Serenity
    Serenity

    Leggere i tuoi pensieri è come giocare una partita silenziosa: ogni parola mi sfida, mi spinge a cercare strategie per avvicinarmi alla tua mente. Forse anche questo è un gioco, ma è l’unico in cui non vorrei mai smettere di pensare.

    Una lettrice che sogna

Rispondi a Serenity Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *