Tutti conoscono Pinocchio. Lo abbiamo letto da piccoli, ce lo hanno rifilato in versione cartone animato, ci hanno detto: “Vedi cosa succede a dire le bugie?”. Ma se smettiamo di prenderlo come una lezione morale da scuola elementare e iniziamo a guardarci dentro, ci accorgiamo che Collodi ,volontariamente o meno ,ha scritto un piccolo manuale iniziatico. Altro che burattino di legno: Pinocchio è un guerriero silenzioso in fase embrionale, che inciampa, sbaglia, cade, ma alla fine si sveglia.
E no, non si sveglia perché diventa “buono”. Si sveglia perché ha attraversato le tenebre. Con tutte le scarpe.
Geppetto, il Creatore Contraddittorio (Altro che Babbo Buono)
Geppetto lo dipingono tutti come un povero vecchietto solo e tenero. Ma fermiamoci un attimo: costruisce un burattino da un pezzo di legno magico che già da subito mostra di avere vita propria e lo chiude in casa, aspettandosi obbedienza. La reazione è: “Ora ti educo io”.
Geppetto è il Demiurgo: crea ma non capisce del tutto cosa ha creato. Non accetta che la sua creazione possa essere libera. E anzi, sembra non volere davvero che Pinocchio diventi un essere cosciente, autonomo. Vorrebbe un figlio che lo ami, certo, ma anche che resti sotto controllo.
Come dire: “Ti voglio bene, ma solo se fai il bravo burattino”. Difficile evolvere così, no?
La Fata Turchina: Donna Fatale, Guru Confusa o Anima Guida?
Ecco, la Fata. Sempre avvolta nel mistero, arriva quando Pinocchio è a pezzi, lo salva, lo consola… e poi lo lascia di nuovo solo a sbagliare. C’è, ma non sempre. È tenera, ma anche giudicante. È la classica guida spirituale che ti guarda con compassione mentre vai a sbattere contro il muro.
Il colore turchino non è scelto a caso: richiama l’etere, la comunicazione, la soglia tra visibile e invisibile. Lei è lì, nel mezzo. Alcuni dicono che fosse l’amore passato di Geppetto, il che rende tutto ancora più torbido. Un triangolo iniziatico.
In realtà, la Fata rappresenta la coscienza superiore: ti indica la strada, ma non te la fa percorrere. È quella parte di te che sa, ma che ti lascia sbattere finché non impari da solo. E no, non è crudele. È onesta. Non ti dà scorciatoie, ma solo specchi.
Mangiafuoco: Il Gigante Burbero con l’Anima
Ah, Mangiafuoco. Lì per lì fa paura: barba da biker, urla da pazzo, minacce di falò improvvisati. Ma poi? Poi si commuove. Piange. E lascia libero Pinocchio. Com’è possibile?
Mangiafuoco è il Guardiano della Soglia. È quella forza bruta che ti dice: “Vuoi davvero iniziare il viaggio? Dimostralo”. Ti mette paura, ti fa tremare, ti minaccia. Ma se resti fedele a te stesso, se mostri un sentimento vero (come fa Pinocchio chiedendo di risparmiare Geppetto), allora ti apre il passaggio.
È l’archetipo dell’ostacolo che si scioglie quando smetti di combatterlo con la paura e lo affronti con autenticità. E magari anche con una lacrimuccia.
Il Gatto e la Volpe: Manuale di Truffa Spirituale
Due simpatici cialtroni, no? Promettono l’albero dei soldi, rubano tutto e spariscono. Ma sono anche simboli precisi: rappresentano l’inganno spirituale, la scorciatoia seducente, l’illusione che puoi “evolverti” senza pagare il prezzo della trasformazione.
Il Gatto è cieco (ma vede benissimo dove stanno i soldi). La Volpe zoppica (ma corre veloce quando c’è da fuggire). Sono l’incarnazione dei parassiti mentali, che ti dicono quello che vuoi sentirti dire, mentre ti derubano della tua energia e del tuo discernimento. Più li ascolti, più ti allontani da te stesso.
Eppure anche loro hanno un ruolo: insegnarti a smettere di cercare fuori ciò che devi costruire dentro.
Il Paese dei Balocchi: Il Nirvana di Plastica
Chi non vorrebbe andare in un posto dove si gioca tutto il giorno e non ci sono regole? Beh, Pinocchio ci va. E diventa un asino. Letteralmente. Perde la parola, perde la forma, perde la dignità.
Il Paese dei Balocchi è la trappola perfetta: ti promette libertà, ti consegna schiavitù. È la società del piacere compulsivo, del divertimento senza senso, dell’eterna adolescenza. Dove la coscienza si spegne e il corpo si deforma. E nessuno ti dice che è una prigione. Finché non è troppo tardi.
Ma anche qui: è necessario passarci. Per capire che la libertà vera è responsabilità. Che divertirsi è bello, ma solo se non ti costa l’anima.
Il Grillo Parlante: Fastidioso Ma Necessario
Diciamocelo: se ci capitasse davvero nella testa un Grillo Parlante a commentare ogni scelta sbagliata che facciamo, lo schiacceremmo. Ed è esattamente quello che fa Pinocchio. Ma il Grillo ritorna. Sempre. Perché è la voce della coscienza. La parte più scomoda, ma anche la più vera.
Non ti giudica (troppo), ma non ti molla. Ti ricorda che puoi fare meglio. Che sai già cosa è giusto. E che puoi anche ignorarlo, ma poi ne paghi il prezzo. È il mentore sepolto che ti accompagna anche quando credi di essere solo.
Lucignolo: Il Fratello Caduto
Lucignolo è quello che tutti abbiamo incontrato almeno una volta. L’amico che ti porta a fare cavolate, ma con cui ti diverti un sacco. Non è cattivo, è perso. È il ribelle senza direzione, quello che vuole solo fuggire da un mondo che non capisce. E nella fuga, si perde.
Lucignolo diventa un asino. Ma non perché è stupido. Perché ha rinunciato alla sua anima. È un monito: se segui chi non ha radici, finisci per smarrirti. Non basta dire no al sistema. Serve sapere dove vuoi andare davvero.
La Balena: Buio, Silenzio e Rivelazione
E poi arriva lei: la Balena. Il ventre dell’oscurità. Il buco nero. Lì Pinocchio non ha più nessuno da incolpare. È solo. E lì, proprio lì, ritrova Geppetto. La figura paterna. Il passato. L’origine. Tutto si chiude. Tutto si apre.
La Balena è la morte simbolica. Il momento in cui tutto sembra finito. E invece è il preludio alla rinascita. È lo spazio sacro in cui ci si ricorda chi si è. E si sceglie. Di nuovo. Ma stavolta sul serio.
Il viaggio di Pinocchio è anche il tuo
Pinocchio non è solo una favola per bambini che imparano a non mentire o a non combinare guai. È un percorso iniziatico, un viaggio dentro se stessi fatto di cadute, errori, dolori e, soprattutto, risvegli. Geppetto, la Fata Turchina, Mangiafuoco e tutti gli altri non sono solo personaggi: sono parti di te, ostacoli interiori e guide nascoste.
Come Pinocchio, anche tu puoi sentirti a volte un burattino nelle mani di forze che non controlli, o un asino che si perde nel Paese dei Balocchi. Ma puoi anche diventare quel guerriero silenzioso che affronta la Balena, attraversa il buio e risorge a nuova vita.
Non cercare scorciatoie, non ascoltare i gatti e le volpi che ti promettono il mondo senza fatica. La vera trasformazione è un cammino duro, a volte scomodo, ma profondamente liberatorio.

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