Ci ripetono ogni giorno che siamo liberi.
Libertà di parola. Libertà di scelta. Libertà di movimento.
Ma guarda bene. Guarda davvero.
Siamo liberi… di scegliere tra opzioni già decise da altri.
Siamo liberi… di parlare, purché non tocchiamo nervi scoperti.
Siamo liberi… di muoverci, ma con una catena invisibile al collo: il debito, il tempo, la paura di perdere tutto.
Ti dicono che puoi essere chi vuoi.
Che puoi fare tutto.
Che puoi costruirti una vita su misura.
Ma se ti fermi e osservi, scopri che la maggior parte delle persone fa tutto il contrario di ciò che ama.
Lavora in qualcosa che detesta, per pagare cose che non servono, per mantenere uno stile di vita che lo consuma.
Dove sarebbe, allora, questa libertà?
La verità è che la libertà è stata trasformata in illusione.
Ti mostrano la gabbia, ma te la decorano con poster motivazionali.
Ti mettono in un labirinto… ma ti convincono che sei tu a scegliere dove andare.
Siamo controllati. Ma non con le catene di un tempo.
Oggi il controllo è psicologico, emotivo, sociale.
Ci tengono legati con la paura.
Paura di fallire.
Paura di non essere accettati.
Paura di non arrivare a fine mese.
Paura di essere lasciati indietro.
E così accettiamo.
Accettiamo orari, regole, condizioni che ci svuotano.
Ci autocensuriamo.
Ci autocondanniamo.
Ci autoconteniano, pur di non mettere in discussione l’ordine delle cose.
E chi prova a uscire dal recinto…
viene ridicolizzato. O peggio, isolato.
La libertà, quella vera, fa paura al sistema.
Perché un uomo libero non compra per sentirsi qualcuno.
Non lavora fino a sfinirsi per pagare oggetti che non desidera.
Non ha bisogno di approvazione, di like, di status.
Un uomo libero non è manipolabile.
Ed è per questo che ti riempiono la vita di distrazioni.
Ti tengono occupato, connesso, stimolato…
ma mai davvero sveglio.
Perché se ti fermi…
se guardi bene…
se inizi a sentire cosa c’è sotto tutto questo rumore…
potresti accorgerti che non sei mai stato davvero libero.
E allora, arriva la domanda:
Cosa farebbe oggi un essere umano veramente libero?
Forse lavorerebbe meno.
Forse coltiverebbe relazioni più autentiche.
Forse si dedicherebbe alla propria arte, al proprio sentire, alla propria crescita interiore.
Forse lascerebbe andare l’obbligo di essere sempre “qualcuno”.
Forse inizierebbe a vivere.
Ecco perché il controllo è ovunque:
non per necessità… ma per prevenzione.
Per impedire che anche uno solo in più si accorga che può uscire dal gioco.
Perché non serve una massa per far crollare il sistema.
A volte basta una crepa in più, un risveglio in più,
perché altri inizino a vedere, a sentire, a dubitare.
Perché chi si sveglia davvero… contagia.
E allora sì, quello in più diventa pericoloso.
Ecco perché hanno paura.
Lascia un commento