Ci sono giorni in cui usciamo da un incontro, una conversazione o semplicemente da una giornata di lavoro e ci sentiamo stranamente svuotati. È come se qualcuno avesse aperto un rubinetto dentro di noi e avesse lasciato scorrere via la nostra energia vitale. Una stanchezza che non è solo fisica, ma che tocca la mente e lo spirito. Questa sensazione, purtroppo, è familiare a molti. È il segno distintivo di un incontro con quello che possiamo chiamare un “vampiro energetico”.
La metafora non è eccessiva. Esistono persone, a volte senza nemmeno rendersene conto, che hanno la capacità di assorbire la nostra luce, lasciandoci nell’ombra. Sono quelle che trasformano ogni dialogo in un monologo delle loro sventure, che sminuiscono i nostri successi, che seminano dubbi sulle nostre scelte o che semplicemente trasudano una negatività così densa da appannare la giornata. Relazionarsi con loro implica sempre un “dispendio energetico” superiore alla norma. È come cercare di avviare un’auto con la batteria scarica: si consuma tutta l’energia che si ha, senza riuscire a mettersi in moto.
Se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo ammettere che, in qualche momento della nostra vita, tutti siamo stati, inconsapevolmente, un vampiro energetico per qualcun altro. Tutti abbiamo avuto giornate in cui la nostra ansia, la nostra insicurezza o la nostra negatività hanno gravato su chi ci stava vicino. Riconoscere questa possibilità non è un’accusa, ma un atto di umiltà che ci rende più compassionevoli e, al tempo stesso, più responsabili delle nostre emissioni emotive.
E mentre alcuni sono vampiri inconsapevoli, semplicemente intrappolati in una prigione di lamenti e pessimismo, altri agiscono con piena intenzionalità. Usano il pettegolezzo come un’arma, la critica come uno strumento di controllo e la destabilizzazione emotiva come una tattica. In certi ambienti di lavoro o scolastici, questa dinamica diventa sistematica e prende il nome di mobbing, una forma sottile ma violenta di abuso che logora giorno dopo giorno.
Il confine tra vittima e carnefice, in questo regno dell’energia sottile, è spesso labile. Tuttavia, c’è un abisso tra chi compie questi atti per debolezza e inconsapevolezza e chi, invece, lo fa per calcolo. E qui il discorso si allarga, uscendo dalla sfera delle relazioni personali per approdare in quella sociale. Perché il vampirismo energetico può diventare una strategia di potere. I “grandi potentati” di cui si sente parlare,certi poteri politici, economici o mediatici, praticano una forma industriale di questo fenomeno.
Lo vediamo ogni giorno nei telegiornali che scelgono di amplificare solo le notizie che generano paura, insicurezza e rabbia. È un fiume costante di allarmi che ci prosciuga la capacità di pensare lucidamente, lasciandoci in uno stato di perenne ansia e impotenza. Perché? Perché un individuo stanco, spaventato e con le difese energetiche basse è molto più facile da controllare, da manipolare nelle sue scelte di consumo e da distrarre dai veri meccanismi che governano la società. Succhiano l’energia collettiva per mantenere il loro dominio.
Allora, che fare? La risposta sta in un duplice movimento interiore. Il primo è la protezione. Dobbiamo imparare a riconoscere i ladri della nostra energia, sia quelli in miniatura che quelli in giacca e cravatta, e imparare a schivarli. Imparare a dire di no, a porre dei confini chiari, a disimpegnarci emotivamente dalle narrazioni tossiche. Spegnere la televisione quando diventa un strumento di tortura psicologica è un atto di legittima difesa.
Il secondo movimento è il potenziamento. Dobbiamo diventare gelosi custodi della nostra energia, coltivando le relazioni che ci arricchiscono, dedicandoci alle passioni che ci ricaricano e praticando quella auto-osservazione che ci permette di capire cosa ci nutre e cosa, invece, ci prosciuga. Siamo energia pura, e come tale dobbiamo essere sia generosi nel condividerla con chi la rispetta, sia intransigenti nel proteggerla da chi vuole solo depredarla.



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