Caro mi è sempre questo mio difetto,
questo passo che cede dove tutti camminano,
questo modo di essere che il mondo chiama storto
e che pure è la mia unica via diritta.
Qui, dove gli altri vedono un errore,
io scopro paesaggi mai disegnati:
le mie mani che sbagliano le note
trovano melodie che nessuno ha scritto.
E come il fiume che disobbedisce alla mappa,
io seguo il corso che mi porta altrove,
lontano dalle strade già tracciate,
nel profondo di un cielo personale.
Forse è qui l’infinito che cercavo,
non nella perfezione immobile,
ma nel movimento instabile,
nel tremore di ciò che non sarà mai compiuto.
E se talvolta il peso della norma
mi spinge verso il confine,
io trovo nella mia imperfezione
le ali per un volo diverso.
Perché ciò che mi rende straniero al mondo
è la stessa cosa che mi rende vero,
e in questo difetto che mi abita
scopro l’universo che mi era promesso.
IGS

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