Non avere paura di vivere
Ci sono parole che si dimenticano.
Altre che restano.
Una poesia, dedicata da un’amica tanto tempo fa, è diventata parte di me.
La porto nel cuore.
Come un tatuaggio, invisibile ma indelebile.

Lo so, è facile a dirsi. Il mondo è pieno di trappole, di delusioni, di ferite mai chiuse. E allora ci si protegge: si alza il muro, si chiude la porta, si trattengono le parole. E soprattutto si evita di sentire. Ma ogni volta che lo fai, perdi qualcosa. Non qualcosa di vago, ma un tesoro preciso: un’emozione autentica, una possibilità di crescita, una sfumatura che avrebbe potuto colorare la tua vita in modo unico.
Ogni sentimento che fuggi è una gemma che lasci cadere. Una pietra luminosa che si perde nella polvere del cammino. La paura, la gioia, l’amore, la rabbia, la perdita, la speranza – sono tutte lì, come perle seminate lungo il sentiero. Non sono sempre piacevoli da raccogliere. Alcune fanno male. Ti feriscono le mani. Altre sembrano inutili, sporche, troppo pesanti. Ma tutte – tutte – servono. Perché sono vere.
E la vita, quella vera, non è fatta di linee rette o cieli sereni. È fatta di frane, di curve cieche, di piogge improvvise. Ma è anche lì che trovi le gemme più rare. Quelle che brillano di più. Quelle che raccontano chi sei diventato, non chi hai finto di essere.
Chi rifiuta di sentire, chi si rifugia nell’apatia o nella prudenza costante, pensa di salvarsi. Ma non si salva. Si svuota. Resta un involucro lucido, sì, ma vuoto. E il tempo – che scorre comunque, che non chiede permesso – porta via tutto. Anche il ricordo di ciò che non è mai stato.
Allora vivi. Ama, soffri, ridi, cadi. Prenditi le gemme anche quando scottano. Anche quando ti fanno tremare. Perché sono tue. E solo chi le raccoglie può davvero dire, un giorno, di aver vissuto.
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