Elegia del Falso Sole

Era forse amore
quel che bruciava senza luce,
quel che prometteva albe
e poi moriva vespero?

Due ombre lunghe
su un muro che crollava,
scambiando il crepuscolo
per aurora.

Abbiamo chiamato destino
ciò che era solo polvere
in cerca di vento,
abbiamo creduto eterno
il riflesso di un’ora.

Amore? Forse fame:
fame di essere specchi
anziché frammenti,
fame di radici
in un mondo di foglie.

Ora il tempo rivela
l’inganno sottile:
ciò che sembrava sorgere
in verità tramontava,
ciò che chiamavamo fuoco
era solo brace
che illudeva di calore.

Eppure, persino nell’inganno,
qualcosa bruciava vero:
quell’attimo feroce
in cui credere
valse più del credere vero.

Perché forse
l’unico amore possibile
è quello che ci tradisce
mostrandoci
ciò che avremmo potuto essere,
ciò che non saremo mai.


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