E se la vera rivoluzione partisse da una domanda semplice: “ma io, cosa sto vedendo davvero?”
Coscienza. Consapevolezza.
Parole grandi, importanti, che a volte sembrano roba da monaci tibetani o da post motivazionali con font in corsivo e tramonto sullo sfondo.
E invece no.
Qui non si parla di nulla di astratto o di mistico.
Si parla di cose vere, quotidiane, spicce. Di quelle che, se le afferri, ti cambiano la giornata. O magari la vita intera.
Perché vedi… la consapevolezza e la coscienza non sono concetti per pochi eletti, non sono privilegio di chi fa meditazione tre ore al giorno o beve tisane all’ibisco.
Sono questioni che toccano tutti, anche te che stai leggendo con un occhio sul telefono e l’altro in modalità “vediamo dove vuole andare a parare questo”.
E allora dove vogliamo andare a parare?
Vogliamo capire, insieme, che cosa succede dentro di noi quando ci svegliamo davvero (non dal letto, ma da quel sonno mentale che chiamiamo “vita normale”).
Vogliamo scoprire che a volte siamo convinti di vedere, ma in realtà stiamo solo seguendo uno schema già scritto.
E vogliamo incontrare lui — il Guerriero Silenzioso — che non combatte fuori, ma dentro.
Che non urla, ma ascolta.
E che ti invita, con calma e fermezza, a fare una cosa semplice ma potentissima:
fermarsi, respirare, vedere.
Coscienza
La luce c’è. Anche quando non la accendi.
Parliamoci chiaro: “coscienza” è una di quelle parole che fanno venire voglia di scappare in cucina a cercare biscotti.
Sembra una roba grossa, distante, magari religiosa, o roba da guru con la voce bassa e il fare santo.
E invece no.
La coscienza è la cosa più semplice e potente che abbiamo.
La coscienza è.
Non si compra. Non si guadagna. Non si merita.
È presente. Dentro ognuno di noi.
E qui viene il bello: sì, anche dentro il peggior criminale.
Sì, anche in chi ti ha fatto del male.
Sì, anche nel tizio che ti ha tagliato la strada stamattina con la musica trap a palla.
E tu dirai:
“Ma come può uno che fa del male avere coscienza?”
Facile: ce l’ha, ma la ignora.
Oppure ci ha costruito sopra talmente tante giustificazioni, paure, rabbie, illusioni… che quella luce non si vede più. Ma c’è.
Sempre.
La coscienza è universale.
Perché non è tua.
È come la gravità: non devi crederci perché funzioni. C’è. E basta.
Ma allora… cos’è, questa coscienza?
È la luce che illumina l’essere.
È ciò che vede tutto, senza intervenire.
È il testimone silenzioso dentro di te che sa, anche quando tu non vuoi sapere.
Hai mai fatto qualcosa che “sapevi” essere sbagliato, anche se lo giustificavi? Ecco, quella voce che hai ignorato… era la coscienza.
E sai perché è universale?
Perché è la stessa in tutti.
Non ha bandiera, non ha lingua, non ha preferenze.
È come un’unica fiamma che brucia in miliardi di lanterne diverse.
La forma cambia, la luce è la stessa.
La coscienza non è qualcosa che “si impara”.
Non è un corso da seguire, un libro da sottolineare, un’app da scaricare.
La coscienza è. Punto.
È quella presenza silenziosa, sempre lì, sullo sfondo.
Non urla, non giudica, non commenta. Ma osserva.
E, quando glielo permetti, illumina.
Immagina una stanza buia.
Tu giri dentro quella stanza tastando gli oggetti, inciampando nei mobili, sbattendo qua e là.
Poi — clic — si accende la luce.
Gli oggetti erano già lì. Ma solo ora li vedi davvero.
Ecco, la coscienza è quella luce.
Non cambia la stanza, ma ti permette di vederla per quella che è.
Forse ti è già capitato, anche solo per un attimo.
Quel momento in cui tutto si ferma.
Non pensi, non decidi, non analizzi. Sei.
Un respiro, uno sguardo, un silenzio improvviso… e senti che c’è “qualcosa” che osserva tutto.
Non sei tu, o meglio: sei tu prima di tutto il resto.
La coscienza non ha opinioni, non ha ansie, non ha bisogno di convincere nessuno.
È lì anche quando tu ti perdi.
E aspetta, paziente, che torni a casa.
La coscienza è la sintesi delle leggi universali: armonia, equilibrio, rispetto, verità.
Non le trovi scritte su un decreto, né in un tweet motivazionale.
Le senti.
Le riconosci dentro, se ti fermi un attimo.
Pausa. Respiro. Silenzio. Eccola.
Consapevolezza
Ti confido un segreto: quella che chiami consapevolezza non sempre è la tua.
Torniamo a quella stanza buia di cui parlavamo.
Quando sei nel buio, ti muovi a tentoni e ti affidi a quello che hai sentito dire, a ciò che ti hanno raccontato per orientarti.
Agisci secondo una consapevolezza falsa, costruita da opinioni, modelli, imitazioni.
Ti convinci che stai vedendo… ma in realtà stai solo indovinando.
Poi — zac — si accende la luce.
E no, non hai cambiato stanza.
Hai solo cambiato livello.
Hai attinto alla coscienza.
E lì tutto cambia: la tua consapevolezza ora è vera.
Perché è illuminata. Perché vedi con chiarezza.
Ma ecco la parte più gustosa.
Due persone, stessa stanza, stessa luce.
Vedranno le stesse cose? Apparentemente sì.
Ma attenzione: ognuno reagirà in modo diverso.
Perché? Perché ognuno percepisce con il proprio sentire.
La coscienza è uguale per tutti.
La consapevolezza che ne nasce è unica per ciascuno.
Ed è qui che la cosa diventa bella sul serio.
Perché non esiste una verità sola da seguire come un gregge.
Esiste una luce comune, e miliardi di modi diversi per viverla.
E allora capisci che ogni vita è una gemma unica, irripetibile, indispensabile.
Che ogni persona è un frammento insostituibile del puzzle cosmico.
E che quindi , mi spiace per la moda, la pubblicità, i trend da seguire ,
ogni imposizione è un insulto alla verità dell’essere.
Perché se ti dicono che devi essere “così”, “come quello”, “come quella”,
ti stanno spegnendo.
Ti stanno riaccompagnando al buio.
Ti stanno dicendo: “Smetti di vedere con i tuoi occhi, ti diciamo noi cosa c’è nella stanza.”
E tu, che magari la luce l’hai vista anche solo per un istante,
puoi ancora scegliere:
seguire chi ti dice dove andare… o accendere la tua coscienza, e vedere da te.
Il Guerriero Silenzioso
L’eroe che non ti aspettavi (e forse nemmeno volevi essere)
Ti aspettavi spade, urla, medaglie e mantelli svolazzanti?
Mi dispiace deluderti.
Il Guerriero Silenzioso non fa rumore. Non sale sul palco. Non fa dirette Instagram.
Anzi, se lo incontri per strada, probabilmente ti sembrerà uno qualunque.
Forse ha i capelli spettinati.
Forse guarda per aria mentre cammina.
Forse ti fa anche un po’ tenerezza.
Ma dentro…
Dentro è in guerra.
Non contro il mondo.
Contro la menzogna. Contro le illusioni.
Contro quella vocina che ti dice:
“Dai, conformati un po’, rilassati, sii come tutti…”
Il Guerriero Silenzioso non si adegua.
Non perché è ribelle.
Non perché è snob.
Ma perché vede.
Ha acceso la luce.
Ha visto la stanza per com’è, e non vuole più tornare nel buio.
Ecco perché sta zitto:
perché la verità, quando la vedi, non ha bisogno di essere urlata.
Chiede solo essere vissuta.
E qui arriva il bello.
Lo vedi fare due cose strane:
respirare e tacere.
E tu pensi:
“Che ci fa uno che si vuole risvegliare… seduto in silenzio a respirare?”
La risposta è devastante nella sua semplicità:
perché in quel silenzio si sente la verità.
Perché quando smetti di parlare, di reagire, di cercare risposte fuori…
emerge la coscienza.
Il Guerriero Silenzioso non cerca di cambiare gli altri.
Non fa proseliti, non fonda movimenti.
Fa una cosa molto più rivoluzionaria:
si cambia.
Ed è qui che accade la magia.
Perché quando tu cambi, anche se non lo urli, qualcuno ti vede.
E inizia a cambiare anche lui.
Un po’.
Poi un po’ di più.
E così — senza clamore — il mondo cambia.
Non per sforzo.
Non per imposizione.
Ma per contagio luminoso.
Ecco perché questo guerriero è “silenzioso”:
perché combatte con la luce, non con la spada.
E sai qual è la sua battaglia più difficile?
Restare sveglio.
In un mondo che ogni giorno prova a farti addormentare.
Con le sue urla, le sue mode, i suoi falsi problemi.
Allora lui respira. Sta in silenzio.
E ogni tanto si guarda intorno e sorride.
Perché sa che là fuori ce ne sono altri.
Pochi?
All’inizio sì.
Ma la luce — lo sai — è contagiosa.
E allora perché un blog?
Ho risposto ad un annuncio in rete: carcasi matti e visionari
Eh già.
Dopo tutto ‘sto parlare di silenzio, di luce interiore, di guerrieri che non fanno rumore…
ti ritrovi davanti a un tizio che ha aperto un blog, scrive articoli, risponde ai commenti e si espone pure.
Un po’ strano, vero?
Un po’… contraddittorio?
Sì. Lo è.
Lo ammetto.
Anche il mio Guerriero Silenzioso inciampa.
Anche lui ogni tanto cede al bisogno di dire, di spiegare, di “mostrare la via”.
E in un certo senso, sì: anche lui rischia di imporre una visione.
Ma sai cosa?
Lo accetto.
Accetto il rischio.
Accetto il paradosso.
Accetto che, in mezzo a questo caos, a volte il silenzio passa anche da una parola scritta.
Da un confronto.
Da un articolo che, magari,
accende una scintilla.
Perché no, non posso accendere la luce per te.
Non posso dirti cosa vedrai,
non posso darti la tua consapevolezza.
Ma posso dirti che l’interruttore esiste.
Che c’è.
Che puoi trovarlo.
Che vale la pena cercarlo.
E se questo blog, ogni tanto,
ti fa venire il dubbio che forse,
lì in fondo alla stanza buia,
c’è davvero un interruttore…
allora il mio guerriero — inciampando, sbagliando,
a volte parlando troppo —
sta facendo il suo lavoro.
E sì, quando alla fine troverai quell’interruttore
— magari inciampandoci sopra,
lo premerai.
E la luce si accenderà.
No, non ti sentirai un illuminato.
Non ti metterai a fluttuare a mezz’aria.
No non vedrai unicorni o luci celestiali.
Molto più probabilmente ti guarderai intorno e dirai:
“Ah. Era tutto qui?”
Sì. Era tutto lì.
Ma adesso lo vedi.
E vedere cambia tutto.
Ti cambia dentro.
Ti costringe — volente o nolente — a vivere più sveglio.
E da lì, comincia il bello.
O il difficile.
Che poi, spesso, sono la stessa cosa.
Nessuna domanda oggi, ma se l’articolo ti risuona lascia un frammento della tua consapevolezza qua sotto.
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