Oggi, Guerriero, non posso separare il mio sentire da ciò che vivo come uomo. Mi sono posto una domanda semplice, crudele nella sua verità: ho mai veramente fatto l’amore?
Ho amato, sì. Con tutto me stesso. Ma l’amore non è solitudine: è incontro, fusione, un viaggio in due verso l’infinito. E io… mi sono scoperto vergine. Non nel corpo, ma nell’anima. Mai ho sentito davvero l’altro dentro di me e me dentro l’altro.
Da cosa si capisce? Forse non si capisce. Forse l’indizio è proprio non capire. Perché fare l’amore non è un gesto, non è un orgasmo. È una danza di anime, è essere uno in due, due nel tutto. È sparire nel tempo, nello spazio, nella carne e nell’essenza, e incontrare sensazioni che non hanno parole.
Fare l’amore vero è accogliere l’altro, fonderlo in sé, arrivare insieme all’estasi: un piccolo Big Bang, un atto creativo da cui può nascere tutto.
E allora no… mi sento vergine. Non è vergogna, è rabbia e desiderio. Voglio provarlo. Desidero conoscere quella verità, quella fusione. Credo che lo desideri chiunque, anche chi non lo sa. Sotto le maschere, sotto le scelte apparenti, tutti bramano quel momento di totale connessione.
Oggi lo scrivo, Guerriero. Non per lamentarmi, ma per riconoscerlo. E riconoscere il sentire è già una piccola vittoria.



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