Mele(oni) industriali

(Questo articolo è liberamente ispirato a una nota di agenzia di 9Colonne, consultabile qui.)


A volte viene proprio da mollare tutto. Giorni e giorni a scandagliare notizie, lanci, agenzie, dichiarazioni… ed è come navigare nel vuoto più assoluto. Nessuna rotta, nessun faro. Solo una galassia di parole spente che dicono tutto e niente.

Forse questa volta Zeru Tutuli si ritrova a trattare un articolo più per disperazione che per reale valenza. Perché anche depurando, silenziando, limando, equilibrando… quello che resta è una miseria. Una fotografia fedele, purtroppo, di un sistema che sa solo parlarsi addosso.

Ma proviamoci lo stesso. Fermiamo la giostra. Togliamo il filtro. E diciamo le cose come stanno.

Orsini sgrida Meloni: “Dacci l’energia o ce ne andiamo!” – Lei sorride, ma dentro sta già pensando alla prossima crisi.


Alla faccia della politica “che sa ascoltare”, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha spiccato il volo dal politically correct e ha tirato fuori quello che tutti pensano ma nessuno dice: “Basta con le chiacchiere sulle rinnovabili, vogliamo energia seria, stabile e a basso costo. E se Roma continua a blaterare e le Regioni a fare i bastian contrari, noi ce ne andiamo a fare i soldi altrove”.

Meloni, con la sua solita espressione da “sono pronta a tutto”, ha risposto come una star del reality show politico: “Pensate in grande, che io faccio lo stesso”. Traduzione? “Fate finta di crederci mentre noi contiamo i miliardi che non ci sono e cerchiamo di non far saltare tutto in aria prima delle prossime elezioni”.

Sui 60 miliardi spesi a cazzo di cane per tamponare i costi dell’energia, Meloni ha fatto il minimo indispensabile: ammettere che non basta più. Ma non ha dato una sola idea vera. Solo frasi da talk show, per tenere buoni industriali e elettori.

Quando è toccato all’Ilva, la premier ha messo in scena un classico: “Faremo la nostra parte, ma serve collaborazione”. Ovvero, “abbiamo ereditato un casino, non ne vogliamo più sapere e speriamo che qualcuno faccia il lavoro sporco”.

Morale della favola? Gli industriali vogliono energia come si deve, meno tasse, meno regole e più soldi pubblici. La politica risponde con frasi di circostanza, sorrisi finti e promesse da marinaio, sperando che il teatrino duri almeno fino alla prossima crisi. Perché, si sa, quando il gioco si fa duro… la politica si nasconde.



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