Le mirabolanti avventure del Dottor Euro e del Prode Prodi, fido scudiero


Da una nota di stampa dell’agenzia Agi, sotto il link

https://www.agi.it/estero/news/2025-05-31/bulgaria-proteste-contro-introduzione-euro-31662236/


Capitolo I – L’incantesimo europeo

Correva l’anno 2002. L’Italia si svegliò un mattino con una nuova moneta nel portafogli e una sensazione strana nel sedere.
“È il futuro!” – dicevano.
“È l’Europa che avanza!” – ripetevano.
E intanto il caffè raddoppiava, le lire sparivano e noi, felici come allocchi, a cantare “Ode alla Gioia” mentre ci svuotavano il portamonete.

Il Dottor Euro, elegante, rigido e senz’anima, si presentò come salvatore.
Al suo fianco il Prode Prodi, col tono rassicurante da parroco di campagna e lo sguardo da “so io cosa è meglio per voi”.
“Noi siamo dentro, nel cuore dell’Europa”, ci spiegava, e nel frattempo i tedeschi ridacchiavano forte dalle loro banche.
Era fatta. Nessun referendum, nessuna vera discussione. Solo pacche sulle spalle e poi… il baratro.


Capitolo II – La maledizione della moneta unica

25 anni dopo, il Dottor Euro non sorride più.
Sotto il suo mantello di metallo comune si celano:

Prezzi impazziti, che neanche il mercato del pesce all’ora di punta,

Sovranità monetaria svanita, come una banconota da 500 euro (che, guarda caso, nessuno ha mai visto davvero),

Stipendi fermi dal Giurassico, ma bollette al ritmo della techno berlinese,

Unione Europea in modalità “ce lo chiede l’Europa”, che suona più come una minaccia che come una richiesta.

E attenzione: non puoi nemmeno protestare, perché se osi dire che l’euro ha fatto disastri, ti appendono l’etichetta di “antieuropeista”, “sovranista”, “putiniano”, “no-euro”, “no-vax” e magari anche “terrapiattista”. Così, a pacchetto.


Capitolo III – Il popolo bulgaro si sveglia… noi dormivamo.

Nel frattempo, in Bulgaria, migliaia di persone scendono in piazza, gridano, urlano, chiedono un referendum.
Vogliono tenersi il loro lev, perché sanno cosa li aspetta: prezzi fuori controllo, stipendi miseri, e Bruxelles pronta a infilare loro la stessa supposta dorata che noi abbiamo ingoiato vent’anni fa.

E chi organizza la protesta? Un partito che, seppur etichettato come “ultranazionalista” (la parola magica per screditare chiunque non voglia l’euro), porta 33 seggi su 240.
Pure il Presidente della Repubblica, Radev, ha detto: “Aspettate un attimo, forse è meglio chiedere alla gente”.

Capirai! In Italia neanche il lusso di scegliere abbiamo avuto.
Il nostro referendum lo ha fatto direttamente Prodi: l’ha tenuto nel suo studio, con se stesso, e si è autoconvinto che andava bene così.


Capitolo IV – I bulgari ci provano, noi ci siamo lasciati fregare.

Ora la Corte Costituzionale bulgara sta decidendo se i cittadini hanno il diritto di esprimersi.
Scommettiamo? Si boccia tutto. Perché “ce lo chiede l’Europa”, ovviamente.

Ma almeno i bulgari ci provano.
Noi, invece, ce la siamo presa in silenzio. Zitti e buoni.
L’Italia del “non ci fregheranno mai” si è fatta ipnotizzare da un logorroico con la voce da catechista e un progetto monetario cucito su misura per affamare i popoli e ingrassare i mercati.


Epilogo – Il futuro che ci meritiamo?

Se oggi un popolo combatte per non fare il nostro stesso errore, forse dovremmo guardarli con rispetto.
Perché hanno capito che quando il Dottor Euro bussa alla porta, porta con sé solo debiti, austerità, e un sorriso stampato sulle labbra dei banchieri.

E il Prode Prodi? Lui vive sereno sereno tra una pedalata e una tiratina di capelli.
Missione compiuta.



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