Guerra!!!

Aprire il Fatto Quotidiano in questi giorni è come prendere un pugno nello stomaco. Londra annuncia piani di guerra, sei miliardi di sterline per riarmarsi, rilancio del nucleare, scudi antimissile. Ma il dato più agghiacciante non è la cifra, è la frase che parla di scuole: “Campagne informative per preparare la popolazione, anche gli studenti.” Tradotto: si insegnerà la guerra ai bambini.

Ecco, no. La guerra non è una materia da studiare. È qualcosa da rifiutare.

Perché la guerra, in realtà, non è mai “difesa”. Non è mai “inevitabile”. È sempre una scelta. Una scelta fatta da chi, poi, non la combatte davvero. Chi preme il bottone resta seduto in un ufficio, magari a cena con gli stessi che in TV chiama “nemici”. Chi muore sono gli altri: civili, ragazzi che non sapevano nemmeno perché stavano lì, famiglie distrutte. E intanto, il popolo paga due volte: con il sangue e con le tasse.

Quella che ci vendono come “sicurezza” è solo business. La guerra è l’unico settore in cui più distruggi, più guadagni.

Ma il vero incubo non è la bomba in sé. È il momento in cui la bomba diventa normale. Quando entra nelle scuole, nei discorsi quotidiani, quando ti abituano all’idea che sia giusto, necessario, inevitabile. Londra,come altri prima, non sta preparando i corpi, sta plasmando le menti. Semplifica tutto: noi buoni, loro cattivi. E chi decide chi è il cattivo? Quelli che controllano i telegiornali.

Invece di insegnare la pace, il dialogo, il pensiero critico, si insegna ai ragazzi a riconoscere il “nemico”. Non a capirlo, non a mettersi nei suoi panni. Solo a odiarlo. Perché la guerra non si spiega: si fabbrica. Si inocula, come un virus.

E poi ti dicono: “Dobbiamo prepararci, è per la nostra sicurezza!” Ma è una menzogna. Più ti armi, più alimenti la paura. Più alimenti la paura, più diventi aggressivo. Quel 3% del PIL che va alle spese militari non finisce nelle scuole, negli ospedali, nel salvare un pianeta che sta collassando. Finisce in missili, droni, morte. Mentre la gente fa fatica a pagare il mutuo, c’è chi firma assegni da miliardi per arricchire l’industria bellica.

Il vero nemico non è un Paese, non è un popolo. È chi manovra tutto questo restando nell’ombra. È chi stringe accordi sottobanco e poi, in TV, ti racconta che serve più “difesa”.

Quando la guerra entra a scuola, la scuola smette di esistere. Perché se insegni che la violenza è una risposta legittima, hai già cancellato ogni valore umano. La pace non è un sogno hippie, è una scelta precisa. Se smettiamo di crederci, la guerra diventa l’unica opzione. E accettarla non è “realismo”, è sottomissione.

Allora che fare?

Parlarne. Insegnare ai nostri figli a diffidare di chi divide il mondo in buoni e cattivi. A chiedersi sempre: “Chi ci guadagna da tutto questo?” A rifiutare le verità preconfezionate dei governi e dei media. A fargli notare che chi grida più forte contro il “nemico” è spesso quello che ci specula sopra. Che chi invoca la guerra non la combatte mai in prima persona. Che ogni conflitto inizia con una bugia e finisce con una generazione perduta. Che la pace non è debolezza e che resistere alla guerra è l’unico atto di coraggio vero.

Perché la guerra non è mai la soluzione.
È sempre il problema.
E chi la giustifica, è complice.

“La guerra è il più grande crimine contro l’umanità. Sempre.

È l’atto più sudicio, meschino, ipocrita e vigliacco,
innescato da pochi criminali che fingono di litigare
mentre massacrano gli indifesi. Sempre.”


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