“Il merito non si può valutare solo in base al rendimento, ma occorre valutarlo tenendo conto del punto di partenza, dell’impegno di una persona nel superare le difficoltà. E le difficoltà sono diverse a seconda dell’ambiente in cui uno è nato. Merito vuol dire impegno, costanza, forza di affrontare le difficoltà.”
— Margherita Hack
Margherita Hack non aveva solo una mente brillante. Aveva anche una lingua tagliente e un cuore incollato alla realtà. Astrofisica, atea dichiarata, libera pensatrice, ha saputo guardare l’universo con il rigore della scienza e l’umanità di chi non si è mai chiusa nel privilegio dell’intelligenza. In questa frase, che vale più di tante leggi scritte male, Hack ha centrato il punto: il merito non può essere misurato in modo cieco.
Non si può guardare il rendimento come fosse l’unica cosa che conta. Non si può valutare una persona solo dal punto in cui è arrivata, senza chiedersi da dove è partita. C’è chi nasce in salita e chi su una pista liscia. C’è chi studia al caldo con una famiglia alle spalle e chi lo fa a fatica, nel caos, tra mille problemi. C’è chi lavora con mezzi, agganci, protezione, e chi costruisce tutto da solo, giorno dopo giorno, spesso zoppicando. Il merito, allora, non è solo dove arrivi. È quanta fatica ti è costato ogni passo.
Questo, chi giudica da fuori, quasi mai lo vede.
Un guerriero silenzioso queste cose le sa bene. Non perché le ha lette sui libri, ma perché ci ha vissuto dentro. Sa cosa significa camminare con il peso sulle spalle mentre gli altri corrono leggeri. Sa cosa vuol dire non mollare, anche quando non c’è nessuno che ti applaude. Eppure, a scuola, sul lavoro, nella società, il metro resta sempre quello: chi arriva prima, chi guadagna di più, chi si mostra più forte. Ma forza non è solo vincere. È non spezzarsi.
Ci sono uomini e donne che ogni giorno fanno miracoli invisibili: crescono figli da soli, resistono a situazioni familiari tossiche, combattono ansie, lutti, malattie, depressioni. E continuano ad alzarsi, a provarci. Nessuno li premia, nessuno li cita. Ma se il merito avesse occhi veri, sarebbero loro i più grandi esempi.
Non possiamo più accettare che il merito sia solo performance. Il merito, quello vero, è lotta silenziosa. È impegno costante, anche senza risultati visibili. È la dignità di non arrendersi quando tutto intorno sembra dirti che sarebbe meglio lasciar perdere.
C’è più valore in chi combatte ogni giorno e resta umano, che in chi vince facile e si sente migliore. Questo non si insegna con i voti, né con i premi. Si riconosce solo con il rispetto.
E allora, se davvero vogliamo parlare di merito, impariamo prima a guardare meglio. A stare zitti un attimo e a osservare il cammino degli altri. Perché il vero merito non fa rumore. Cade, si rialza e continua. Sempre.

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