Il Mago di Oz – Una storia di cammino, inganno e verità

Dorothy è una ragazzina del Kansas, semplice, curiosa, che vive una vita normale con gli zii e il suo cagnolino Totò. Un giorno un ciclone la trascina in un mondo fantastico e straniante: il Regno di Oz. Per tornare a casa, le viene detto, deve raggiungere la Città di Smeraldo e parlare con il Mago di Oz, un’entità misteriosa e potente che può esaudire i desideri.

Lungo il cammino incontra tre personaggi simbolici:

  • Lo Spaventapasseri, convinto di non avere cervello, desideroso di intelligenza.
  • L’Uomo di Latta, che crede di non avere cuore, e cerca di poter provare emozioni.
  • Il Leone Codardo, che si vergogna della propria paura e desidera diventare coraggioso.

I quattro – più Totò – affrontano un viaggio lungo e faticoso lungo la strada di mattoni gialli, durante il quale sono messi continuamente alla prova. Gli ostacoli non mancano, il più grande dei quali è rappresentato dalla Strega Cattiva dell’Ovest. È lei l’antagonista principale, quella che più di tutti cerca di impedirgli il cammino. Usa ogni mezzo: minacce, trappole, creature al suo servizio. È dura, spietata, senza pietà.

Ma, come spesso accade nei grandi racconti, è proprio attraverso le sfide più difficili che i personaggi iniziano a trasformarsi.

  • Lo Spaventapasseri trova idee brillanti per salvarsi.
  • L’Uomo di Latta dimostra compassione e sensibilità.
  • Il Leone affronta i suoi timori per proteggere gli altri.
  • Dorothy resta salda, gentile, determinata.

Alla fine raggiungono la Città di Smeraldo, e lì… scoprono la verità: il Mago non è un mago. È un uomo qualunque nascosto dietro una tenda, che ha costruito tutto con fumo, specchi e illusioni. Nessun potere. Nessun dono. Solo un grande inganno.

Ma qui accade qualcosa di profondo. I personaggi si accorgono che tutto ciò che cercavano lo avevano già trovato dentro di sé. Non grazie al Mago, ma grazie al viaggio, alle prove, al dolore, alla Strega. È il cammino che li ha cambiati, è il cammino che li ha fatti maturare. Il Mago ha solo mostrato loro uno specchio. E loro, ormai, erano pronti a vedersi per ciò che erano davvero.


Benvenuti a Oz, versione 2025: dove nessuno cammina, ma tutti vogliono il Mago

Ti è piaciutanla vecchia fiaba del Mago di Oz? Si? ok dimenticala.

Nel 2025 la riscriviamo così:

Dorothy si sveglia nel Regno di Oz, tira fuori il telefono, geolocalizza il Mago e lo raggiunge con Uber.
Niente cammino, niente compagni, niente strega.
Al massimo, uno storytelling su Instagram con filtri “vintage” e caption tipo:
“Oggi affronto i miei demoni (ma solo se non piove)”. Si perchè oggi lei è un’ influencer spirituale con 200.000 follower. “Sto cercando me stessa” dice mentre lancia la sua linea di tazze motivazionali: “Follow the Yellow Brick Road – to your true self”.

Lo Spaventapasseri oggi è un opinionista seriale su Twitter. Non ha mai letto un libro, ma sa tutto di geopolitica, clima, vaccini e alieni. Cerca un cervello, ma non sa neanche di averne bisogno, perché un follower in più vale più del pensiero critico.

L’Uomo di Latta è quello che posta “Mi commuovo per ogni cucciolo” ma lascia la madre sola a Natale. Un like qui, una lacrimuccia là. Cuore? No grazie, è in manutenzione. Ma nel CV c’è scritto “empatia” alla voce soft skills.

Il Leone Codardo? Manager rampante con panico sociale, attacchi d’ansia e un buco nero di autostima. Però su LinkedIn pubblica foto col microfono in mano dicendo: “Condividere la mia vulnerabilità è stato un atto di coraggio”. Ha pianto? No, ma ha ricevuto 120 reazioni.


E il Mago di Oz? È ovunque. E non vale niente.

Il Mago oggi ha mille volti. E non ne azzecca mezzo.

  • È il guru con tre master (falsi) che ti promette “ricchezza e risveglio” in sei settimane – paghi solo 499€.
  • È il partito politico che ti fa sentire speciale, diverso, migliore… purché tu smetta di pensare da solo.
  • È il brand inclusivo che ti fa piangere con lo spot di Natale mentre sfrutta minorenni dall’altra parte del mondo.
  • È il santone digitale, il mentore carismatico, il trainer motivazionale che ti vende il biglietto d’ingresso per te stesso.

Ti mostrano lo specchio.
E tu, che non hai camminato, non ti riconosci.
Perché dentro non c’è niente. Zero.
Hai evitato ogni salita, ogni strega, ogni caduta.
E ora cerchi verità da uno che ha preso la tua ansia, ci ha fatto un reel, e ci ha messo la musica epica.


La Strega dell’Ovest nel 2025? Non si affronta. Si silenzia.

Nel meraviglioso mondo moderno, quello delle notifiche e dei filtri perfezione, la Strega dell’Ovest non ha più il diritto di esistere.
È stata rimossa, neutralizzata, trasformata in un bug di sistema.
Ma intanto continua a vivere. Eccome se vive.

Solo che oggi ha imparato a vestirsi meglio: non più naso adunco e cappello nero, ma giacca grigia, esami clinici, risposte non date, vuoti che fanno eco.
E quando arriva, noi?

Noi facciamo finta di niente.
Ecco cosa succede

La Strega è il lavoro che odi

L’umiliazione quotidiana. Il senso di inutilità. Le otto ore che diventano una vita.
E tu?
Ci resti.
Col capo che ti tratta come un numero e colleghi che si logorano a vicenda.
Ti dici che “non c’è altro”, che “almeno ho lo stipendio”, che “è solo una fase”.

Ma ogni giorno ven un altro pezzo della tua dignità in cambio di sicurezza.
E non chiami mai le cose col loro nome: gabbia.

La Strega è la crisi alle 3 di notte.

Quella che arriva quando tutto tace e il tuo cervello accende l’allarme.
Ti chiede chi sei, cosa stai facendo della tua vita.
E tu?
Niente.
Accendi una serie. Scorri il telefono. Distraiti.
Puri atti di auto-sedazione mentale.
Piuttosto che affrontare la domanda, preferisci zittirla.
Come fosse un fastidio, non un’occasione.

La Strega è la relazione che ti svuota.

Ti toglie voce, luce, forza.
Ma tu resti.
Per paura. Per abitudine. Perché hai dimenticato com’è vivere a colori.
Dici “è colpa mia”, “passerà”, “non è così grave”.
E intanto svanisci un po’.
Ogni giorno.

La Strega è il fallimento.

Quello che ti sbatte a terra e ti fa mangiare la polvere.
E tu, invece di raccogliere il fango e farci un mattone, ti vergogni.
Lo nascondi. Lo neghi.
Come se non servisse, come se fosse un errore, non una tappa

La Strega è la solitudine.

Quella vera. Non la “serata con me stesso e la tisana”.
Ma quella che pesa. Che lacera.
E tu?
Fingi di star bene.
Posti una foto sorridente.
Non chiami nessuno.
Perché chiedere aiuto, oggi, è tabù.
Meglio fingere di essere forti che sembrare umani.

La Strega è lo specchio.

Quello che ti mostra che non sei quello che racconti agli altri.
Che non sei né realizzato né centrato né “in crescita”.
E tu?
Lo giri.
Ti sistemi.
Ti convinci che va tutto bene.
Ti racconti che “ci stai lavorando”.

Ma chi è davvero la Strega?

È l’occasione che non volevi.
La sfida che non hai scelto.
L’invito a guardarti dentro mentre tutti guardano fuori.
La botta che ti fa uscire dalla comfort zone a calci, non con un post-it motivazionale.

Nel 2025, però, non si affronta.
Si evita. Si minimizza. Si scrolla via.

Eppure, nella favola — quella vera — la Strega dell’Ovest è necessaria.
Perché è grazie a lei che il Leone scopre il coraggio.
Che lo Spaventapasseri capisce di avere un cervello.
Che l’Uomo di latta trova il suo cuore.
E che Dorothy smette di cercare altrove ciò che aveva già.

Quindi sì: la Strega dell’Ovest è crudele. Ma è anche l’unica che ti guarda dritto negli occhi e ti chiede:

“Adesso? Cosa sei disposto a fare per trovarti davvero?”

E tu puoi scegliere.
Bloccarla.
Negarla.
Oppure camminare verso di lei, con le gambe che tremano ma la testa alta.

Perché solo affrontando la Strega…
torni a casa.


Perché la verità, caro lettore 2025, è che la Strega non ti vuole male. Ti vuole vivo.

E il Mago?

Lui ha solo uno specchio da offrirti.
E se dentro non vedi niente, non è colpa sua.
È che hai saltato il viaggio.

Vuoi arrivare a casa senza attraversare la foresta.
Vuoi trovare te stesso evitando il dolore.
Ma non funziona così.
Il coraggio non si compra. Il cuore non si noleggia. E la coscienza non si scarica.

Quindi se senti la Strega bussare…
non bloccarla. Apri. Guardala. Ringraziala.

E poi vai.
Perché, che tu lo voglia o no, la strada di mattoni gialli è sempre lì.
E aspetta solo che tu smetta di evitarla.



Tags:


Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *