Ad un certo punto del cammino, succede qualcosa di strano: ti accorgi che non puoi più seguire nessuno.
Ci sei passato anche tu, probabilmente. Hai cercato. Hai letto, guardato, ascoltato. Ti sei affidato a chi sembrava sapere più di te. E va bene così. Fa parte del percorso.
Ma poi, se sei onesto con te stesso, arriva quel momento. Quello in cui ti rendi conto che, per quanto un maestro possa essere illuminato, non può vivere al posto tuo.
Può ispirarti. Può aprirti una porta. Può farti vedere qualcosa che prima ti sfuggiva.
Ma non può darti la verità.
Perché la verità è esperienza vissuta, non concetto trasmesso.
Tanti — troppi — cercano ancora qualcuno da seguire. Un guru, un leader spirituale, un terapeuta da idolatrare, un maestro da venerare.
Ma il bisogno di seguire qualcuno nasce, spesso, dalla paura di prendersi la responsabilità della propria strada.
È più comodo credere che “lui sa”, “lei ha capito”, “loro hanno già la risposta”.
Tu intanto resti piccolo, protetto. Ma anche dipendente. E, sotto sotto, disconnesso da te.
Krishnamurti l’aveva detto con chiarezza brutale:
“Il mio unico interesse è rendere l’uomo assolutamente, incondizionatamente libero.”
E infatti ha rifiutato qualsiasi ruolo da maestro. Ha sciolto ordini, fondazioni, set spirituali. Perché sapeva che appena segui qualcuno, smetti di ascoltarti.
Seguire un altro significa, quasi sempre, rinunciare a sentire davvero.
Perché nessun altro può sapere cosa è giusto per te.
Anche il maestro più sincero, se non stai attento, diventa una stampella.
E a un certo punto, devi buttarla via.
Attenzione: questo non è un rifiuto della saggezza altrui.
Leggere, confrontarsi, imparare è vitale. Ma c’è una linea sottile tra ispirarsi e dipendere.
Tra ascoltare e obbedire.
Il guerriero, prima o poi, resta solo.
Non per orgoglio, ma per necessità.
Perché la voce più autentica è quella che nasce nel silenzio dopo che tutte le altre sono state spente.
E nessun maestro esterno può guidarti lì.
Sì, ti puoi perdere.
Sì, farai errori.
Ma saranno tuoi. E sarà proprio sbagliando che comincerai a vedere.
Solo l’esperienza diretta è maestra.
Tutto il resto è teoria. E la teoria, senza contatto con la pelle, è solo un altro modo elegante di restare addormentati.
E tu? Hai mai proiettato troppo su un maestro o una guida?
Hai mai sentito di tradire te stesso pur di seguire una “via”?
Se vuoi, raccontalo nei commenti. A volte, smettere di seguire è il primo passo per cominciare a camminare davvero.

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