Anna: Devi dargli un nome.
Lei: Non ci penso nemmeno.
Anna: Ma come faccio quando veniamo a trovarvi?
Lei: Perché, vieni anche tu? Ah!
Anna: Non prendermi in giro, dai… come vi dobbiamo chiamare?
Lei: Lui si chiama Lui e lei si chiama Lei.
Anna: Fa come ti pare, i miei si chiamano Mirko e Licia.
Lei: Cosa? Ma scherzi? Non è per niente originale.
Anna: Perché, Lui e Lei lo sono?
Lei: Certo che lo sono!
Anna: Non ho mai sentito nessuno chiamarsi così.
Lei: E questo cosa vuol dire? Che sono originali, ovvio.
Anna: Se lo dici tu… Licia sta venendo a trovarvi. Driiin!
Lei: Non funziona il campanello.
Anna: Come non funziona?
Lei: No, Lei lo ha fatto staccare.
Anna: Perché?
Lei: Le dà fastidio il rumore. E poi odia le visite a sorpresa.
Anna: Allora me ne vado.
Lei: Semmai Licia se ne va. Tu ormai sei qui.
Anna: Ho capito, ma facevo finta.
Lei: Finta di cosa? A me sembra che ci sei per davvero.
Anna: Sì, ma così è impossibile giocare.
Lei: Va bene, di’ a Licia di bussare.
Anna: Toc toc.
Lei: Ciao Licia, accomodati.
Anna: Ciao… ehm… Lei.
Lei: Cos’hai alla voce? Vuoi un bicchiere d’acqua?
Anna: Preferirei una tazza di caffè.
Lei: Non so preparare il caffè.
Anna: Come non sai preparare il caffè?
Lei: Sei venuta solo per il caffè? Non ce l’hai a casa?
Anna: Certo che ce l’ho.
Lei: Allora potevi prenderlo.
Anna: Magari non so prepararlo neppure io.
Lei: Allora perché ti stupisci se io non so prepararlo?
Anna: Perché io lo so preparare.
Lei: Allora vai in cucina e preparatelo.
Anna: Non è molto reale così.
Lei: Perché?
Anna: Sei maleducata.
Lei: Siamo circondati da maleducati, sono molto reali i maleducati.
E poi non lo sono io; Lei, al limite. Ma neanche lei, perché non sa preparare il caffè.
Anna: E chi lo prepara, Lui?
Lei: Ti porto un bicchiere d’acqua, va’.
Anna: Non la voglio l’acqua, non ho sete.
Lei: Puoi sempre andare al bar se vuoi un caffè.
Anna: Se vengo a casa tua, nella vita reale, tua mamma non mi prepara niente e mi manda al bar?
Lei: Al bar non ti ci manda, ma sicuramente non ti prepara niente. Mio padre, al limite.
Anna: Cucina tuo padre?
Lei: Che espressione è quella?
Anna: Quale?
Lei: Quella lì. Sembri sbarcata sulla Luna. Siamo negli anni Ottanta: i padri cucinano e le madri lavorano, tra le altre cose.
Anna: In casa mia cucina mamma.
Lei: In casa mia, mamma corregge i compiti.
Anna: Ma anche tuo padre insegna.
Lei: Sì, ma lui corregge i temi la sera, quando noi siamo a letto. Lo rilassa.
Anna: E tua madre?
Lei: Lo fa nel pomeriggio e non si diverte affatto. Usa la penna come un coltello: lascia solchi profondi e rossi su quei poveri fogli.
Anna: Non le piace quindi?
Lei: Non lo so. Credo che, nonostante tutto, provi piacere a fare così… in un certo senso si sfoga.
Anna: Non fa altro?
Lei: Certo che sì, mica viviamo nella Casa nella prateria!
Anna: Perché, io ci vivo scusa?
Lei: In un certo senso.
Anna: Ma siamo vicine di casa! Se ci vivo io, ci vivi anche tu.
Lei: No no, le praterie con tutte quelle bestiole fastidiose e il puzzo di cacca le lascio a te.
Anna: Ma cosa ne sai te?
Lei: Gli escrementi che il tuo gatto lascia sul pianerottolo non è che profumano di lavanda.
Anna: Sì, ma quello è un luogo chiuso! I prati che intendo io, quelli del Sud, sono sconfinati e pieni di tanti odori: l’erba appena tagliata, i fiori in primavera, i pini…
Lei: …e la cacca dei cani, dei cavalli, il tanfo delle stalle con quell’odore di piscio che il vento trasporta per chilometri e che ti si posa in gola per ore.
Ci sono stata in uno di quei posti la scorsa estate, e quella prima ancora, e ancora, e ancora. Anche mio padre è del Sud.
Anna: Ma come fai a non amare la natura, allora? Ti scorre nel sangue!
Lei: A me nel sangue scorre la calce di queste case, che sono qui da centinaia d’anni e hanno di diritto acquisito lo status di “naturali”.
Anna: Status? Adesso ti inventi pure le parole?
Lei: È latino. Vuol dire “situazione” o “condizione”.
Anna: A scuola non mi sembra che la maestra ce ne abbia mai parlato.
Lei: Infatti me lo insegna mio padre. Dice che il latino è la madre della nostra lingua, e capire l’origine delle parole che usiamo serve ad aprire la mente e ad usarle correttamente.
Anna: Mi sa che non ho capito.
Lei: Appunto.

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