Nel silenzio ovattato dei modelli 730, mentre gli italiani giocano a Tetris con le detrazioni e sperano che il CAF non faccia errori esistenziali, si nasconde un gesto apparentemente insignificante. Una crocetta. Un segno nero. Una firma che potrebbe sembrare innocente, tipo “ok, fammi uscire da ‘sta stanza”.
E invece no. Quella crocetta muove milioni. Fa vibrare le casse dello Stato e i confessionali delle parrocchie. Accende candele e bilancia bilanci. Insomma, è più potente del tuo voto politico, ma te la vendono come una formalità. “Ma tanto se non la metto, non succede niente…” Eh, certo. Come no.
La scelta dell’8 per mille è un’opportunità per indirizzare una parte delle tue tasse verso finalità che ritieni importanti, senza alcun costo aggiuntivo. Non esprimere una preferenza equivale a lasciare che altri decidano per te. Se desideri che il tuo contributo vada a un destinatario specifico, è fondamentale apporre la firma nella sezione dedicata della dichiarazione dei redditi.
In soldoni veri, ecco quanto vale l’8 per mille complessivamente:
- Ogni anno, lo Stato raccoglie circa 1 miliardo di euro solo per l’8 per mille.
- Nel 2023, ad esempio, sono stati distribuiti circa 1,1 miliardi di euro.
Come si spartiscono la torta?
- Chiesa Cattolica: circa 1 miliardo di euro (circa l’80% delle firme espresse).
- Stato: meno del 20%, anche se molti non lo scelgono espressamente.
- Valdesi, Avventisti, Luterani, Ebrei, Buddhisti, ecc.: si dividono il restante (qualche milione ciascuno).
Quindi…
Se firmi per la Chiesa Cattolica, per esempio, il tuo 8 per mille contribuisce a un bottino che nel 2023 ha superato il miliardo.
Se non firmi, il tuo 8 per mille non resta allo Stato, ma viene comunque distribuito in base alle scelte di chi ha firmato. Quindi chi firma “decide anche per te”.
In sintesi spiccia:
- Ogni contribuente medio “vale” tra i 50 e i 150 € di 8 per mille.
- Firmando, decidi tu a chi vanno.
- Non firmando, qualcun altro decide per te, ma i soldi vanno comunque distribuiti.
Quindi …. sei ancora convinto che non scegliere equivalga a neutralità?
Illuso.
Non mettere la crocetta è come uscire di casa lasciando la porta aperta: non scegli chi entra, ma qualcuno entra. Di solito con buone intenzioni, tipo intascare il tuo 0,8% dell’IRPEF con un sorriso e magari una benedizione extra.
Ma l’otto per mille non mi costa nulla…”
Vero. È gratis.
La differenza è se vuoi decidere tu chi la intasca o lasci che la tua quota vada a rimpolpare il malloppo del gruppo più votato tipo…. la Chiesa Cattolica, che ogni anno si porta a casa un miliarduccio tondo.
“Lo Stato fa opere di bene con l’8×1000”? Sì, certo. A volte. Tipo restaurare caserme dei carabinieri e finanziare missioni internazionali.
Missioni. Internazionali.
Esattamente quello che sogni quando immagini il tuo 8 per mille aiutare chi è in difficoltà. Tipo… i militari senza riscaldamento.
“E le altre religioni?” Ricevono le briciole. .
Tipo i Valdesi, che usano ogni centesimo per aiuti veri, senza spendere un euro in propaganda. Cioè, roba da pazzi. Quasi sospetta, vero?
Firmare è come scegliere il campo di battaglia.
Non firmare è come mettersi una benda sugli occhi e sperare che vada tutto bene.
Se vuoi che la tua piccola parte di IRPEF venga usata a modo tuo, metti quella benedetta crocetta.
E se proprio non sai chi scegliere, almeno informati. Non serve essere santi, basta non fare i tonti.
Nel dubbio, scegli consapevolmente a chi regalare il tuo bottino.
Robin Hood lo avrebbe fatto.
Dunque, parliamoci chiaro: io con l’8 per mille ho sempre avuto un rapporto complicato, come con le bollette che arrivano puntuali anche quando non hai neanche avuto il tempo di usare la luce. Non è che mi entusiasmi scegliere tra confessioni religiose, ma stavolta voglio fare uno strappo alla regola e “pubblicizzare qualcuno” — e no, non è per fede. È per simpatia.
Ma non simpatia tipo “che carini”, no. Simpatia da rispetto.
Parlo dei Valdesi.
Chi sono? Gente tosta. Gente che già nel XII secolo, mentre il Vaticano si lucidava gli anelli e faceva il pieno di indulgenze, ha detto: “No grazie, il Vangelo ce lo leggiamo da soli, e lo viviamo pure.”
Capitanati da un certo Pietro Valdo, un mercante di Lione che a un certo punto molla tutto, sceglie la povertà, predica senza chiedere permesso, e ovviamente — sorpresa! — viene scomunicato. Perché in fondo, nella Chiesa di allora, se non eri vestito d’oro e con la bava all’altare, eri automaticamente eretico.
E i suoi seguaci? Mica si arrendono. Si rifugiano nelle Valli piemontesi, si organizzano, resistono per secoli, spesso letteralmente con le montagne alle spalle e i fucili puntati contro.
Non si piegano mai.
E la Chiesa cattolica? In risposta organizza stragi, torture, ghetti. Le famigerate “Pasque piemontesi” del 1655 sono un esempio da manuale di orrore e fanatismo. Ma i Valdesi sono ancora lì.
Nessuno li sradica. Nessuno li converte.
Poi, nel 1848, ottengono finalmente i diritti civili. Solo nel 1848, eh. L’Italia manco era unita.
E nel frattempo i Valdesi si fanno la loro strada: non evangelizzano, non rompono le scatole a nessuno, e soprattutto quando arriva l’8 per mille, lo usano per fare del bene. Tutto. Tutto.
E sai la cosa che mi ha definitivamente fatto dire: “Ok, firmo per voi”?
Nel 2015, Papa Francesco, un Papa in carne e ossa, va al tempio valdese di Torino e dice:
“Vi chiedo perdono. Per tutto il male fatto dalla Chiesa contro di voi.”
Capito? La Chiesa cattolica in ginocchio. E loro lì, sereni. Niente vendette, niente rivalse. Solo dignità e coerenza.
E allora sì, per una volta, metto la mia crocetta con convinzione.
Perché chi ha resistito per 800 anni al potere corrotto, senza mai cedere, senza mai vendersi, mi sta simpatico per definizione.
E se quei soldi possono finire in un progetto serio, pulito, umano — e non in incenso o tappeti rossi — allora sì, Valdesi tutta la vita.
Ecco perché te li consiglio.
Non per fede.
Per stima.
E anche un po’ per dispetto.
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