Il vampirismo di Stato– e il silenzio che può salvarci

Un filo invisibile attraversa il nostro tempo. Un filo che lega la cronaca nera, le guerre, la rabbia sociale, la paura del futuro e la sensazione costante che tutto stia per crollare.
Non è un caso. È un sistema. Un meccanismo perfettamente oliato che si alimenta di emozioni umane, di tensione costante, di adrenalina collettiva.
È quello che potremmo chiamare vampirismo di Stato.

Non parlo di un’entità occulta che succhia sangue dietro le quinte, ma di un apparato complesso — mediatico, politico, economico — che vive grazie alla nostra attenzione e al nostro malessere.
Ogni giorno, milioni di persone aprono gli occhi e vengono investite da un’ondata di negatività programmata.
Non serve nemmeno volerla: arriva da sola.
Un notiziario, uno scroll sui social, un titolo spinto a caso, e il cervello entra subito in modalità difensiva.
Paura, rabbia, impotenza. Tre emozioni che producono energia. E quell’energia, come in un gigantesco esperimento psicologico, viene risucchiata, sfruttata, rivenduta.

Il meccanismo è sottile, ma evidente.
La paura tiene le persone sotto controllo.
La rabbia le divide, impedendo che si uniscano.
L’impotenza le convince che nulla può cambiare.
In questo equilibrio tossico, il potere , qualunque forma esso prenda , prospera indisturbato.
E non ha bisogno di censura, né di catene.
Gli basta farti credere che sei libero, mentre reagisci esattamente come vuole lui.

I media hanno capito da tempo che la tragedia vende più della speranza.
Una notizia positiva non genera discussione, non crea “engagement”, non tiene la gente davanti allo schermo.
La cronaca nera, invece, è droga pura: la guardi con orrore ma non riesci a staccarti.
E ogni volta che commenti, condividi, ti indigni, stai versando un’altra goccia di energia nel serbatoio di chi vive del tuo turbamento.
Non è un caso se l’informazione è diventata intrattenimento e la politica una serie tv.
Tutto è pensato per stimolare emozioni forti, per tenerti dentro il ciclo.

Questo è il vampirismo di Stato: non il male assoluto, ma un sistema che si nutre delle nostre reazioni più basse.
Ci tiene in un eterno stato di allarme, così non ci resta energia per costruire, pensare, creare, cambiare.
È una forma di schiavitù psicologica basata non sul divieto, ma sulla saturazione: ti riempiono di stimoli finché non senti più nulla, o finché senti troppo per agire lucidamente.

Ma la verità è che il sistema ha bisogno di noi.
Senza la nostra attenzione, senza la nostra energia, si spegne.
Basta staccare la spina per qualche giorno e ti accorgi che tutto il frastuono si sgonfia.
Che il mondo reale non è poi così buio, e che la violenza non domina la vita come vogliono farti credere.
Fuori dal bombardamento mediatico ci sono ancora persone che si aiutano, progetti che nascono, silenzi pieni di senso.
Solo che nessuno li mostra, perché non rendono.

E allora il punto non è combattere il sistema con la stessa rabbia che esso semina, ma riconoscerlo e sottrargli il nutrimento.
È un atto di lucidità e di autodifesa interiore.
Significa scegliere consapevolmente dove mettere la propria attenzione, cosa lasciare entrare nella propria mente, e smettere di reagire come un riflesso condizionato.

La libertà oggi non è una questione politica.
È una questione energetica.
Non dipende da chi governa, ma da cosa lasciamo che governi dentro di noi.

E qui si chiude il cerchio: il guerriero silenzioso non è un ribelle che urla nelle piazze, ma un essere che ha capito il gioco e ha deciso di non parteciparvi.
Non per fuga, ma per scelta.
Perché ha capito che la vera rivoluzione non nasce dall’odio, ma dal recupero della propria energia vitale.
Un’energia che non serve per distruggere, ma per creare un mondo che non abbia più bisogno di vampiri.

E forse, in quel silenzio, in quella calma che il sistema non può controllare, si nasconde la vera arma.
Perché niente è più pericoloso per un potere fondato sulla paura, di un uomo che non ha più paura.



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