La verità è un coltello.
Affonda dritto, senza domande.
Provarci sempre significa tagliarsi da soli.
Jim Carrey (nel film “Liar Liar” in cui interpreta un avvocato costretto a dire sempre la verità per un giorno)lo mostra: Inciampi. Imbarazzi. Catastrofi silenziose. Ci mostra chiaramente un mondo che non sopporta il vero.
Mentiamo. Sempre. Tutti.
Non per vigliaccheria, non per peccato.
Per sopravvivere.
Per non ferire chi non può sopportare il peso delle nostre parole.
Per tenere insieme ciò che crollerebbe senza un velo, una mezza verità, un’ombra di menzogna.
Ci sono bugie che costruiscono: mentire alla nonna dicendo che la torta è buona, anche se è bruciata, per non spegnere il suo sorriso. Non dire a un amico quanto male sta per un esame, perché ha bisogno di coraggio, non di panico. Tacere su un dettaglio doloroso della vita, perché chi ci ascolta non è pronto.
Sono scudi invisibili, strumenti di benevolenza.
E poi ci sono bugie che distruggono: dire che qualcuno ha parlato male di un collega, creando conflitti inutili. Nascondere una verità che poi esplode, facendo crollare fiducia e relazioni. Mentire per apparire migliori, manipolare, ferire.
Queste si evitano, senza scuse, senza rimpianti.
La storia ci insegna che la menzogna non è invenzione moderna.
Il Buddha le chiamava “upaya”, stratagemmi compassionevoli: parole e azioni che piegano la verità per proteggere chi non è pronto.
Non era inganno: era scelta cosciente, equilibrio tra il reale e ciò che il cuore umano può sopportare.
I grandi maestri di ogni tempo lo sapevano: la verità assoluta può distruggere chi non è pronto.
Mentire con saggezza diventa arte, pratica spirituale, strumento di vita.
In un mondo perfetto, utopia pura, diremmo sempre la verità.
Ma non viviamo in un mondo perfetto.
Qui, scegliere quando parlare e quando tacere, quando mentire e quando essere sinceri, è un’arte.
Un’arte che richiede forza, silenziosa e letale nella sua efficacia.
Il guerriero silenzioso non mente per ferire.
Mente per proteggere.
Mente per guidare.
Mente per sopravvivere senza perdere se stesso.
E in questa scelta trova la verità più pura:
quella che salva, quella che costruisce, quella che permette di continuare a combattere, invisibile ma vivo, nel mondo reale.

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