C’è un attimo, durante una caduta, in cui il mondo sembra fermarsi. Non è il tempo che si dilata, come dicono alcuni, ma piuttosto qualcosa dentro di te che si spoglia. Ogni stratificazione, le paure, le ambizioni, le finte sicurezze, ti scivola via addosso come un vestito troppo largo, e ti ritrovi nudo davanti a te stesso. Non è un’immagine, non è un ricordo che scorre: è una sensazione, pura e bruciante. E in quel vuoto, mentre la gravità ti strappa al controllo, capisci cose che normalmente richiederebbero una vita intera di domande.
Capisci, per esempio, che l’amore non è un optional. Non è un sentimento decorativo, non è un lusso per chi ha tempo. È l’unica materia di cui siamo fatti, l’unico vero riparo dal vento gelido dell’esistere. Tutto il resto, i successi, le maschere, i giochi di potere, appartiene a un mondo che, in quel momento di caduta, ti appare grottesco e inutile. E quando ti rialzi, se ti rialzi, porti addosso questa consapevolezza come una cicatrice luminosa.
Da allora, nulla è più come prima. Le mezze verità, le situazioni sospese, le parole non dette iniziano a pesarti addosso come pietre. Non per rigidità, non per qualche moralismo improvvisato, ma perché il tuo corpo ha imparato, senza passare dalla ragione, che la vita è troppo breve per tollerare finzioni. Le falsità, una volta invisibili, ora ti trafiggono come schegge. Vedi le maschere cadere dagli altri con una chiarezza quasi imbarazzante, e a volte vorresti poter tornare indietro, all’epoca in cui anche tu potevi fingere di non vedere. Ma non si può.
Eppure, questa nuova nudità non è una condanna. È una forma di libertà. Perché quando smetti di girare intorno alle cose, quando rifiuti di abitare le zone grigie dell’esistenza, la vita, quella vera, inizia ad accadere. Le relazioni si fanno più intense, perché non hai più paura di chiedere, di dire, di essere. I gesti diventano più netti, come tagli nella tela opaca del quotidiano. E anche la solitudine, quando arriva, ha un sapore diverso: non è più fuga, ma scelta.
Forse siamo tutti un passo lontani da una caduta che ci svelerà a noi stessi. Forse l’unica differenza tra chi vive e chi si limita a sopravvivere sta in quell’attimo di nudità, in quel lampo in cui tutto ciò che non è essenziale viene bruciato. E ciò che resta, alla fine, è sempre la stessa domanda: amiamo abbastanza? Siamo amati abbastanza? Il resto è rumore.
A presto,
IGS

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