La gentilezza del guerriero

La gentilezza, oggi, è vista come un errore. Un difetto di fabbrica. Qualcosa da correggere, da spegnere, da nascondere. Se sei gentile, ti prendono per scemo. Se sei disponibile, ti danno del debole. Se porgi la mano, c’è chi se la prende tutta e ti calpesta.

Ma chi è gentile sul serio non lo è perché non conosce la cattiveria. Lo è proprio perché l’ha vista in faccia.

Chi è gentile ha preso bastonate, pugnalate nella schiena, porte sbattute in faccia. Ha sentito il gelo dell’indifferenza, ha annusato l’odore dell’abbandono. Ha stretto i denti, ha ingoiato veleno e ha resistito. Ma non si è sporcato.

Non ha imparato a colpire. Ha imparato a non diventare come loro.

Essere gentili è una scelta che si fa con le mani sporche di fatica e il cuore pieno di cicatrici. È l’arte di rimanere puliti in mezzo al fango. È l’ultima forma di ribellione in un sistema che ti vuole cinico, rancoroso, tagliato fuori dal sentire.

Il guerriero gentile non è buono per caso. È buono per decisione.
E quella decisione costa.

Perché ci vuole forza per non rispondere al male con il male. Ci vuole forza per non odiare chi ti ha ferito. Ci vuole forza per scegliere l’equilibrio invece della vendetta, la parola invece del coltello.

Essere gentili non vuol dire essere stupidi. Vuol dire sapere di avere una spada, e decidere di tenerla nel fodero. Vuol dire guardare in faccia chi ti ha mancato di rispetto e dire: “Io non sarò come te”.

Ma la gentilezza non è cedevole. È ferma. Se serve, taglia. Se serve, si allontana.
Perché non è una maschera. È una posizione.

Il vero pericolo per chi si nutre di potere e manipolazione è proprio chi riesce a restare umano.
Il vero disobbediente oggi è chi resta gentile.

E allora che ci chiamino deboli, ingenui, fessi.
Noi sappiamo bene da dove veniamo.
Sappiamo cos’abbiamo passato.
E sappiamo che la gentilezza non è la mancanza di forza.
È il suo pieno controllo.

Siamo quelli che hanno preso botte
E hanno scelto di non restituirle.
Siamo i guerrieri gentili.
E non ci avrete mai.



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Comments

2 risposte a “La gentilezza del guerriero”

  1. Avatar @desire760

    Ciao Guerriero 🍀
    Ho dato una visionata ai tuoi ultimi articoli e sono tutti interessanti e se avessi più tempo vorrei poter rispondere a tutti: avrei tanto da dire e se ho tempo cercherò di essere concisa e lo farò tempo permettendo.
    La gentilezza è uno stato spirituale che noi esseri umani riusciamo a fare scaturire da dentro ogni volta che ci avviciniamo ad altri umani che percorrono il nostro stesso cammino anche se per strade diverse : per cammino intendo la vita.
    Impattare con altre persone a volte è difficile perché non tutti sanno relazionarsi con delicatezza e con sofficità.
    La gentilezza non costa nulla, non si compra e nessuno la vende: non si insegna e non si impara , è insita al nostro essere come un istinto primordiale e non occorre sforzarci per mantenerla ed esternarla.
    Ci sarebbe da parlare e scrivere per ore e quello a cui si andrebbe a parare è che bisogna essere gentili anche con chi non lo merita , ma preciso le eccezioni…
    Sai chi proprio non merita la gentilezza ?
    Non la merita il bastardo che violenta, il pedofilo, l’ assassino, il bugiardo e potrei ancora continuare perché non saprei essere gentile con chi si macchia di certi crimini .Chi non rispetta anziani e bambini, i profittatori delle persone ingenue e buone.
    Essere gentili non significa farsi mettere sotto e maltrattare perché quello sarebbe farsi mancare di rispetto.
    Con questo chiudo il mio commento , ma non sai cosa mi hai fatto emergere con il tuo articolo : tanto, troppo e qui mi fermo..
    Dolce giorno Guerriero! 🥰🙋🏻🍀👍🏻

    1. Avatar IGS

      Bellissima risposta Desirè.
      È normale non capire come si possa essere gentili di fronte a mostri inumani come quelli che hai elencato tu.
      Ma se allarghiamo l’orizzonte della gentilezza, se smettiamo di confinarla alle sole buone maniere o al rispondere con un sorriso, la liberiamo dal galateo, allora qualcosa cambia.
      Se la consideriamo invece come un modo di essere, un atteggiamento fermo, coerente, e radicato nel rispetto della dignità umana, allora anche nei confronti del male la gentilezza ha un senso.
      In questi casi, essere gentili non significa contenersi, non arrabbiarsi, ma non essere come loro.
      Significa opporsi al loro essere, alle loro azioni. Significa non dargliela vinta.
      Ecco che allora la gentilezza diventa lotta:
      lotta contro tutto ciò che offende, violenta, deturpa la dignità umana, anche la loro, che calpestano con le loro stesse mani e non hanno il diritto di farlo. Perchè se non impariamo a rispettare la nostra di dignità come possiamo pretendere di rispettare quella degli altri.
      Essere gentili è anche questo, a volte.
      È opporsi con forza. Con dignità. Con luce.Con Fermezza. Con coraggio. A volte è resistenza.
      A presto Poetessa. E si, chi ti ha iniziato a chiamare così ci ha visto veramente lungo. In tutti i sensi.
      Emanuele.

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