A vent’anni ho scritto una frase che ancora oggi mi attraversa come una lama:
“Vedo e riconosco il dolore. Non indietreggio ma avanzo. Lo guardo dritto negli occhi, finché non sarà lui ad abbassare lo sguardo”.
Avevo vent’anni, oggi ne ho cinquantadue. Pensavo che questo modo di affrontare la vita, questa scelta di integrità radicale, potesse essere la via per vivere pienamente, con onore. In parte lo è stato. Ma la verità è che vivere così, in questo mondo meccanico, falso, storto, ti porta soprattutto sofferenza.
Perché? Perché è troppo giusto per un mondo che non lo è. Perché l’integrità non fa sconti, non accetta compromessi. Non ti permette di chiudere un occhio, di barattare il silenzio con la pace apparente. Segue una sola regola, semplice e spietata: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.
Essere così significa non cedere ai ricatti emotivi, economici, sociali. Significa non accettare quello che ti viene proposto se non è giusto, anche se ti conviene, anche se tutti lo fanno. Significa guardare in faccia chi ti vuole piegare, chi vuole che tu tacia, e restare in piedi. Anche se stai camminando in acque sempre più fonde. Anche se stai affondando.
Questo è il guerriero. Non quello che combatte per gloria o potere. Ma quello che combatte per restare integro. Quello che, anche se cade, non si è mai venduto.
E allora la domanda vera non è: “Ne vale la pena?”
La domanda vera è: “Come potrei vivere altrimenti senza distruggermi dentro?”
Perché chi ha sentito la verità una volta, non può più ignorarla.
E tu, che leggi, lo sai già.

Lascia un commento