Il giorno in cui non sono nato

Oggi è il giorno del mio compleanno. Il primo da quando ho deciso di cancellarmi da tutti i social.


Una farfalla.
Due cuoricini sulle ali.
Mi è volata addosso appena uscito dalla doccia, come se sapesse qualcosa che io ancora non sapevo. Nessun rumore. Nessun annuncio. Solo lei, silenziosa, lieve, vera.

C’era un tempo in cui bastava aprire un social per sentirsi al centro del mondo. Il compleanno era un’esplosione di auguri, cuoricini, frasi preconfezionate. Sembrava che il mondo aspettasse solo quel giorno per ricordarsi che esisti. Poi togli il rumore. Scompari dal radar. Nessun promemoria. Nessuna notifica. Nessun compleanno.

Ti svegli e il silenzio è assordante. E non è triste. È vero. È puro. È uno specchio.

Non è che non c’è nessuno. Ci sono i pochi che ci sono sempre stati. I pochi che non hanno bisogno di Facebook per ricordarsi di te. Sono pochi, sì. Ma veri. E bastano.

La verità è che la vita reale è un filtro spietato. Ma efficace. Ti toglie la folla e ti lascia la sostanza. Ti svuota le tasche di parole inutili e ti infila in mano un gesto sincero. Niente tortine digitali. Niente applausi. Solo uno sguardo. Una voce. Un messaggio vero. A volte nemmeno quello. Ma tu lo sai che c’è.

E mentre il mondo scorre distratto, ti accorgi che questo silenzio non è vuoto. È essenziale. Non urla, ma rivela. Non celebra, ma conferma. Sei ancora in piedi. Senza la vetrina, senza l’eco, senza il bisogno.

Non c’è la folla. Ma ci sono i veri.
E soprattutto, ci sei tu.
In silenzio. Ma presente.
Invisibile. Ma vero.

E forse quella farfalla, con i suoi due cuori sulle ali, è lì proprio per questo. Per ricordarti che anche nel giorno in cui sembra che tu non sia mai nato… sei vivo. E stai volando.



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